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Cosa significa essere artista nel XX secolo, nell'era dei giornali e dei musei, nell'era in cui il mercato si è esteso a tutto il mondo occidentale e la conoscenza abbraccia tutte le civiltà? Si può ancora essere artisti come nelle epoche precedenti? La civiltà moderna è davvero tanto diversa da spingere l'artista a ridefinire il suo ruolo politico, i rapporti con il pubblico e il mercato, e a inventare nuove esperienze artistiche? Philippe Dagen risponde a queste domande considerando Picasso nel contesto più ampio della sua epoca, al di là delle amicizie e rivalità artistiche degli ambienti parigini. Analizza tutta l'opera di questo longevo e prolifico artista sullo sfondo storico, sociale, culturale di ottant'anni di attività, dalle opere giovanili del 1890 alle ultime che precedono di pochi mesi la sua morte nel 1973. Picasso stesso, del resto, aveva affermato in più di un'occasione di non volersi chiudere in un atelier e di sentirsi in diritto di intervenire nelle vicende del mondo, di reagire e interagire con esse. Dagen ci regala così la lettura di un Picasso decisamente moderno, perché si misura costantemente e consapevolmente con la modernità del mondo, lasciando che questa penetri nei suoi lavori - nel linguaggio, nelle tecniche, nelle tematiche - e dando forma pittorica o scultorea ad archetipi presenti da sempre, passioni, pulsioni per lui atemporali.